Trieste Libera

IL CASO OLEKSIEY B. E L’EMERGENZA PROFUGHI NEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE

EMERGENZA PROFUGHI NEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE: IL CASO OLEKSIEY B.

Articolo del 22 novembre 2015.

IL CASO OLEKSIEY B. E L'EMERGENZA PROFUGHI NEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE. Atto con cui il Ministero dell'Interno italiano rifiuta l'asilo politico ad OLEKSIEY B.

Capita di questi tempi che la massiccia ondata di immigrazione dal Medio oriente in Europa crei forti tensioni sociali. Gente che scappa dagli orrori delle nuove guerre economiche e di religione, e che cerca rifugio nei Paesi più ricchi; che a loro volta stanno attraversando crisi economiche sempre più devastanti sul loro tessuto sociale.

Accade in Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, e in molti altri Paesi membri della cosiddetta Unione Europea. Un’unione in realtà prevalentemente economica che ha creato un gigante dai piedi d’argilla che ora rischia di cadere sotto il proprio stesso peso: quello di una crescita insostenibile.

I disperati in cerca rifugio in questo momento in Europa non entrano quindi in un “paradiso” del benessere sociale, ma in una specie di federazione di Stati in dissoluzione, dove i vari governi pensano soprattutto ai propri interessi nazionali. È una situazione che ricorda molto la dissoluzione dell’Impero austroungarico, anche se in quel caso accelerata dalla guerra.

Il Territorio Libero di Trieste si trova, anche in questo caso, in una posizione strategica: al confine con i Balcani da cui si riversano verso l’Europa centrale le masse dei profughi in cerca di un futuro migliore. Profughi che vanno ad appesantire una situazione di squilibrio sociale già esplosiva. Come potrà l’Unione Europea accogliere milioni di rifugiati se non è nemmeno in grado di garantire assistenza effettiva ai propri emarginati?

Anche nella gestione di questa emergenza si notano però diversità di comportamenti da parte delle autorità. A Trieste, ad esempio, non si assiste solo all’ingresso di profughi provenienti dal Medio Oriente, dall’Asia, dall’Africa. Ma anche di quelli che arrivano dalla stessa Europa, dalla non così lontana Ucraina dove è in corso una guerra non dichiarata tra Unione Europea e NATO da una parte e Russia dall’altra. La contesa riguarda le aree di confine tra Ucraina e Russia, terre dove la maggioranza della popolazione è di etnia russa e si riconosce nella piena sovranità russa.

I cittadini ucraini di etnia russa vengono arruolati nell’esercito per andare al fronte e combattere contro i loro fratelli russi. Molti si rifiutano e scappano per riparare in Russia o, per chi ha parenti nei Paesi occidentali, per trovare rifugio nell’Unione Europea dei diritti. Almeno 40.000 sono i casi di “defezione” dall’arruolamento nell’esercito ucraino nell’ultimo anno. E riguardano quasi completamente gli ucraini di etnia russa.

Ma l’Unione Europea è militarmente schierata con la NATO. E gli ucraini russi che scappano da una guerra che non possono e non vogliono combattere qui non trovano comprensione. L’Ucraina è vicina della NATO e chiedere protezione agli Stati U.E. significa in pratica rimettersi nelle mani dei propri avversari.

Nello stesso Territorio Libero di Trieste, dove in violazione del Trattato di Pace del 1947 l’apparato nazionalista italiano ha imposto la propria simulazione di sovranità (altro che Crimea!) pure sul Porto Franco Internazionale, i cittadini ucraini di etnia russa che chiedono asilo politico per sfuggire ad una guerra per loro impossibile si vedono respingere la richiesta da parte delle autorità italiane.

Autorità che agiscono per conto di un altro Stato, non in veste di rappresentanti del governo amministratore provvisorio del Territorio Libero di Trieste.

È una situazione incredibile di fronte alla quale tutti chiudono gli occhi: a partire dalle Nazioni Unite, garanti in base all’articolo 21 del Trattato di Pace dell’integrità e dell’indipendenza del Territorio Libero di Trieste.

Mentre da una parte nei vicini Balcani (Bosnia-Erzegovina, Kosovo), Europa e ONU assistono impotenti alla crescita del fondamentalismo islamico, frutto anche delle scellerate intrusioni della politica europea, dall’altra la stessa U.E. ha creato un’odiosa divisione tra “profughi”. Quelli islamici vengono accolti, quelli cristiani, se russi dell’Ucraina, respinti come se fossero terroristi.

È così anche nel Territorio Libero di Trieste che “grazie” al nazionalismo italiano dei suoi dirigenti deve sottostare alle regole di questa Europa dei paradossi. Oleksiey B. cittadino ucraino di etnia russa a cui recentemente le autorità italiane hanno rifiutato l’asilo politico richiesto a Trieste, è una delle tante vittime di questa violazione continuata dei diritti umani.

Cercava di scappare da una guerra in cui gli hanno chiesto di impugnare le armi contro la sua gente. Ha cercato rifugio nello Stato che dovrebbe garantire i diritti umani universali a tutti i cittadini del mondo, l’unico Stato sotto completa tutela ONU. E’ stato respinto perché, secondo le autorità nazionaliste italiane, non corre rischi per la propria vita grazie alle “garanzie” fornite dall’alleato Ucraino.

Oleksiey B. rischia ora dai due ai cinque anni di carcere. Oppure la vita. “Danni collaterali” della negazione continuata dei diritti nel Territorio Libero di Trieste.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

verbale_asilo_politico_O.B.